L’invecchiamento: tra normalità e patologia

L’invecchiamento può essere definito come un processo biologico irreversibile e progressivo comune a tutti gli organismi viventi. Inizia in tempi diversi nei vari organi ed apparati provocando modificazioni quantitative e qualitative delle funzioni biologiche.

L’invecchiamento sembra quindi geneticamente programmato per ogni singola cellula, non conosciamo però con precisione le cause di questo progressivo decadimento e non sappiamo se possa essere manipolato. Sono tante le teorie genetiche e non che hanno cercato di spiegare questo processo, individuandone i fattori biologici, psicologici e sociali/economici che lo influenzano.

Questi cambiamenti funzionali, in assenza di malattie, identificano un “invecchiamento fisiologico”. Tale processo può essere accelerato a causa di malattie dell’organismo, in questo caso si parla invece di “invecchiamento patologico”.

Oggi, e nei prossimi articoli, parleremo dell’invecchiamento di uno degli organi (per me) più affascinanti: il CERVELLO.

invecchiamento del cervello

L’invecchiamento del cervello

Il cervello è l’ultimo organo a completare lo sviluppo anatomico e funzionale intorno ai 18-20 anni, ma è anche il primo organo che inizia ad invecchiare, dopo il 24esimo anno d’età, circa.

Le modificazioni anatomiche del cervello, dovuto all’invecchiamento, riguardano:

  • il numero dei neuroni (aumenta la perdita giornaliera),
  • le connessioni fra i neuroni (che si riducono, diminuendo così la quantità degli scambi di informazioni fra i vari neuroni),
  • il loro funzionamento (per modificazioni nelle strutture delle cellule).

Invecchiando il cervello diventa quindi più piccolo, più leggero e la corteccia cerebrale si assottiglia, questo non porta però automaticamente ad una perdita delle funzioni cognitive.

Come per gli altri organi il cervello va incontro quindi ad un fisiologico processo di invecchiamento geneticamente programmato (invecchiamento fisiologico), che può però essere accelerato (invecchiamento patologico) a causa di:

  • malattie dell’organismo (per es. ipertensione arteriosa, diabete, cardiopatie, ecc.),
  • intervento di fattori ambientali (sostanze tossiche),
  • fattori di usura fisiologici (ad es. radicali liberi).

Quali sono i primi segni dell’invecchiamento del cervello?

Piccole dimenticanze, lievi cambiamenti d’umore e lievi difficoltà di concentrazione sono considerati cambiamenti normali che possono accompagnare l’invecchiamento.

I disturbi della memoria (il nome “sulla punta della lingua”, le chiavi introvabili, il numero di telefono che non si ricorda) di certo sono fra le manifestazioni più evidenti e precoci dell’invecchiamento cerebrale.

Tuttavia queste piccole lacune di memoria non indicano necessariamente che si è avviato un decadimento cognitivo, possono difatti rimanere sporadiche, soprattutto se legate a fattori stressanti o ad altre malattie (ad es. ipertensione arteriosa, diabete, cardiopatie, vasculopatie, disturbi endocrini, stress psichici, ecc.).

CAMPANELLI D’ALLARME IMPORTANTI

Perdita di memoria (memoria recente)

Difficoltà ad apprendere e ricordare nuove informazioni

Problemi di linguaggio

Difficoltà nelle attività quotidiane

Disorientamento nel tempo e nello spazio

Cambiamenti del tono dell’umore (stati di ansia ed irritabilità)

Cambiamenti di personalità

Mancanza di iniziativa

Cosa fare?

Diventa di fondamentale importanza capire se la perdita di capacità mnemonica, o di altre funzioni cognitive, sia una “normale perdita” dovuta all’età o il primo segno di un decadimento cognitivo (per approfondire: qui) che porterà nel tempo ad un quadro patologico di demenza.

L’individuazione precoce di un invecchiamento patologico e il monitoraggio nel tempo delle funzioni cognitive sono di fondamentale importanza. Un intervento precoce può portare a dei buoni risultati e ad un miglior adattamento, ma ATTENZIONE: non è possibile arrestare il processo, è possibile solo rallentarlo. Escludere l’inizio di un processo dementigeno è utile anche nell’indirizzare l’iter diagnostico verso altri aspetti da approfondire.

L’iter diagnostico prevede un’attenta valutazione del singolo caso:

  • disturbi riferiti dal soggetto,
  • storia clinica e stato fisico,
  • test neuropsicologici,
  • esami emato-chimici e strumentali (EEG, TAC, RMN).

Lo psicologo, con esperienza nell’ambito della neuropsicologia, si occupa della valutazione neuropsicologica che consiste in:

  1. un’analisi attenta dei sintomi riferiti (dall’anziano e dai familiari),
  2. dalla somministrazione di prove neuropsicologiche volte ad indagare le abilità cognitive (tra cui orientamento spazio-temporale, linguaggio, attenzione, memoria, ecc.), emotivo-comportamentali e funzionali.

Lo psicologo può inoltre occuparsi di stimolazione cognitiva per rallentare e contrastare gli effetti negativi nell’invecchiamento.

Nel prossimo articolo approfondiremo meglio gli aspetti patologici e come poter intervenire. Nel frattempo non dimenticate di allenare il vostro cervello: l’allenamento cognitivo è uno dei modi per prevenire l’invecchiamento!

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