I sintomi cognitivi della demenza

La demenza, come abbiamo visto, porta con sé tanti cambiamenti: non solo per il malato, ma anche per la famiglia, che spesso si trova davanti una persona diversa, totalmente cambiata da questa malattia. Per cercare di affrontare al meglio la situazione è bene conoscere quali sono le conseguenze della demenza a livello cognitivo, psicologico e comportamentale.

Comprendere che l’anziano non fa apposta a ripetere la stessa domanda mille volte al giorno, che quel comportamento che ci fa parecchio innervosire non è intenzionale, che se ci insulta non è realmente arrabbiato con noi, ma che magari sta cercando di esprimere un bisogno.

Certamente comprendere a fondo la malattia può non essere sufficiente per il benessere del caregiver, motivo per cui può essere necessario un supporto psicologico.

I sintomi

I sintomi della demenza si possono dividere in sintomi cognitivi, sintomi psicologici e sintomi comportamentali.

In questo articolo voglio prendere in considerazione la prima categoria, quella dei sintomi cognitivi, cercando di dare dei piccoli consigli che possono essere utili nella gestione di queste difficoltà.

sintomi cognitivi della demenza

Innanzitutto, per funzioni cognitive intendiamo: memoria, attenzione, linguaggio, movimento, riconoscimento e orientamento.

Persone con demenza potrebbero presentare disturbi in queste aree con una grande variabilità. I sintomi possono essere più sfumati o più accentuati in base al tipo di demenza, alla fase e a tante altre circostanze, motivo per cui è sempre necessaria una visita neuropsicologica per verificare l’andamento del quadro cognitivo.

MEMORIA E ATTENZIONE

I primi segnali, in quasi tutte le forme di demenza, sono spesso i vuoti di memoria:

  • si fa fatica a ricordare che cosa è successo recentemente in un determinato giorno/posto,
  • vi è una difficoltà nel rievocare un ricordo di sé nel tempo oppure una conoscenza posseduta (es. la capitale dell’Italia),
  • vi sono inoltre difficoltà di memoria a breve termine: la persona perde le informazioni in maniera molto rapida e questo è alla base della ripetitività, spesso presente nei racconti dei familiari. La memoria a lungo termine riferita a fatti molto lontani rimane preservata più a lungo.

Associato al deficit di memoria vi è un deficit di attenzione: l’anziano fatica a selezionare gli stimoli rilevanti, a mantenere l’attenzione per un tempo prolungato, vi è in generale una tendenza alla distraibilità.

Qualche consiglio utile

E’ controproducente sottolineare che una cosa è già stata detta o chiesta, se possibile si può distrarre l’anziano con altre attività.

Appunti, note e promemoria possono essere utili in fase lieve, ma creano frustrazione e nervosismo con il progredire della malattia.

Mantenere l’ambiente, in cui vive l’anziano, semplice e pulito evitando di creare confusione.

LINGUAGGIO

Possono comparire deficit nel linguaggio, solitamente le difficoltà iniziano nella produzione e successivamente nella comprensione:

  • i discorsi diventano brevi, si semplificano,
  • spesso la parola cercata rimane “sulla punta della lingua” (le cosiddette anomie) per cui vengono usate parole passepartout (la cosa), circonlocuzioni e introdotti neologismi (parole nuove/inesistenti).

La persone affette da demenza possono avere problemi a comprendere un messaggio scritto, nonostante le capacità di lettura siano preservate.

Qualche consiglio utile

I problemi di linguaggio portano necessariamente il caregiver a cambiare la sua modalità di relazionarsi: se l’anziano ha difficoltà a trovare una parola è di solito opportuno suggerirgliela piuttosto che lasciarla cercare e compiere sforzi inutili.

Quando compaiono difficoltà di comprensione è utile usare parole brevi e frasi semplici, fare una domanda per volta, parlare lentamente e dar tempo di rispondere.

E’ consigliato inoltre comunicare in modo non verbale:

  • rimanere calmi e sereni, sorridere,
  • prendere la mano o esprimere affetto in altro modo,
  • tenere lo sguardo sul malato e osservarlo nei suoi messaggi non verbale,
  • descrivere le azioni con le proprie mani (es. lavarsi i denti),
  • indicare o toccare gli oggetti.

MOVIMENTO

Vi possono essere delle difficoltà nel  movimento (aprassie):

  • la persona non è in grado di compiere in maniera graduale i gesti e le sequenze motorie normalmente apprese (es. lavare i denti),
  • non è più in grado di finalizzare un’azione (come indossare gli abiti in maniera adeguata), oppure utilizzare un oggetto (per esempio le posate), o non sa più imitare un movimento.

Qualche consiglio utile

E’ evidente che tali problematiche impattano notevolmente sulle azioni di vita quotidiana: alcune di esse dovranno necessariamente essere abbandonate, altre possono essere semplificate per mantenere una certa autonomia.

Di fondamentale importanza è aiutare l’anziano interferendo il meno possibile con l’azione, cercando di fargli compiere il movimento senza sostituirsi completamente: in questo modo la persona rimarrà autonoma per un tempo più lungo.

RICONOSCIMENTO

I deficit di riconoscimento vengono definiti agnosia, la persona praticamente non riconosce gli oggetti che però percepisce: sono quindi presenti nel campo visivo (ad es c’è una forchetta), ma non vengono riconosciuti come tali e magari utilizzati in un modo diverso da quello abituale.

I deficit di riconoscimento possono riguardare tutti e 5 i sensi: visivi, tattili, olfattivi, gustativi e uditivi.

Sicuramente il più diffuso è la prosopagnosia, ovvero l’incapacità a riconoscere i volti dei familiari e/o il proprio volto.

Qualche consiglio utile

Evitare di punire o rimproverare l’anziano se utilizza gli oggetti in maniera sbagliata.

Potrebbe essere utile semplificare l’ambiente eliminando tutti quegli stimoli uditivi/visivi che non sono più riconosciuti e che, di conseguenza, hanno un effetto confondente e diventano fonte di ansia.

Se l’anziano non riconosce più il volto di un familiare e manifesta ostilità è preferibile rinunciare in quel momento alla relazione per riproporla in un altro momento.

ORIENTAMENTO

Nella maggior parte dei casi, si hanno fin da subito anche dei deficit di orientamento: temporale, spaziale, familiare e personale.

Qualche consiglio utile

Può essere utile segnare sul calendario i giorni che passano, mostrare fotografie, parlare con l’anziano delle sue passioni e tenere un elenco delle attività giornaliere: creare una routine aiuta a ridurre la confusione.

Con il passare del tempo si aggraveranno anche la facoltà più superiori: la capacità di critica, di giudizio, di pianificazione e il pensiero astratto. In tal caso diventa indispensabile alzare il livello di tolleranza nei confronti degli errori del malato e stare attenti a non porlo in situazioni pericolose.

COSA FARE?

E’ possibile intervenire rallentando i sintomi cognitivi?

Per farvi fronte è sicuramente utile, in fase lieve e moderata, la stimolazione cognitiva, volta all’allenamento delle abilità cognitive ancora preservate.

La stimolazione cognitiva si definisce come un intervento orientato alla promozione del benessere della persona, la quale viene coinvolta in compiti volti alla riattivazione delle capacità cognitive residue in modo tale da mantenere, il più a lungo possibile, l’autonomia del soggetto nel suo ambiente di vita, limitando così l’impatto disabilitante che la demenza porta con sé.

La stimolazione cognitiva richiede un coinvolgimento attivo del malato, significa sicuramente un maggiore sforzo non solo cognitivo, ma anche in termini di tempo e costanza: vi è una somministrazione ripetuta e guidata di esercizi disegnati appositamente per stimolare specifiche funzioni cognitive, con lo scopo di rallentare il deterioramento cognitivo.

Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo protettivo che lo stimolo cognitivo ha contro il danno biologico degenerativo: la stimolazione cognitiva ha mostrato di poter dare un contributo nel contrastare la perdita di abilità residue, paragonabile alla terapia farmacologica.

Mi preme ricordare che ogni persona è unica nel suo genere: la malattia può manifestarsi in tanti modi diversi e, allo stesso modo, un suggerimento o un consiglio utile e valido per qualcuno può non esserlo per un altro.

Se avete dubbi o curiosità non esitate a contattarmi. Al prossimo articolo!

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *