Gli effetti del coronavirus sul cervello

E’ ormai un dato certo, a più di un anno dalla sua comparsa, che il virus SARS-CoV-2 non colpisce solo i polmoni, ma può danneggiare anche altri organi, tra cui reni, cuore e sistema nervoso centrale.

Diversi studi hanno già dimostrato che il Coronavirus riesce ad attaccare il Sistema Nervoso Centrale direttamente ed indirettamente.

Sono tante infatti le persone infettate – si stima circa il 35% dei positivi –  che riportano sintomi neurologici quali:

  • vertigini,
  • mal di testa,
  • cefalea,
  • nausea,
  • altre problematiche che talvolta coinvolgono anche in ictus e gravi condizioni.
coronavirus e cervello

Una recentissima ricerca italiana

Una recente ricerca italiana, condotta presso l’Ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano, ha dimostrato che, a distanza di mesi dalla dimissione ospedaliera, il 60,5% dei pazienti colpiti dal Covid-19 presentava anomalie cognitive.

In particolare sono emersi deficit nella velocità di elaborazione cognitiva, con conseguente rallentamento generale dei processi cognitivi, e deficit di memoria.

Sembrerebbe inoltre che la gravità di tali condizioni sia correlata alla gravità dell’insufficienza respiratoria patita durante il ricovero, indipendentemente dall’età del soggetto.

Come il coronavirus riesce ad attaccare il cervello?

Da uno studio tedesco, pubblicato su Nature Neuroscience, sembrerebbe che il coronavirus riesca a penetrare nel cervello grazie ad una struttura neuro-anatomicamente vicina ad esso: il bulbo olfattivo.

Il virus sfrutterebbe le cellule nervose della mucosa olfattiva per passare nel nervo olfattivo e all’encefalo, successivamente.

La “via olfattiva” del naso non è però una novità: è infatti la porta d’ingresso di diversi virus respiratori al Sistema Nervoso Centrale, quali herpes virus Simplex, la rabbia e la stessa influenza.

Coronavirus e demenza

Un gruppo di ricerca internazionale con a capo l’Alzheimer Association, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e in cui sono coinvolti oltre 30 paesi ha iniziato ad indagare gli effetti a lungo termine sul Sistema Nervoso Centrale provocati dal SARS-CoV-2.

L’ipotesi è che l’invasione del tessuto nervoso da parte del coronavirus possa accelerare il declino cognitivo nelle persone suscettibili.

E’ già stato pubblicato uno studio in cui sono state studiate e analizzate altre epidemie storiche, come ad esempio la SARS, la MERS e la spagnola. Da tale analisi è emerso come le infezioni respiratorie abbiano impattato sulla salute cognitiva delle persone: i documenti dell’epoca riportano un’impennata di casi di demenza negli anni successivi alla scomparsa del virus.

Le stesse conseguenze a lungo termine si temono per il coronavirus, anche in soggetti che hanno avuto sintomi lievi.

Tale ipotesi sembrerebbe avvalorata dalla forte connessione neuro-anatomica del bulbo olfattivo, particolarmente colpito da questo virus (la perdita dell’olfatto -anosmia- è molto comune), e l’ippocampo, struttura cerebrale associata alla memoria e all’apprendimento di informazioni.

Il rischio che si configura è un’impennata di casi di Alzheimer e demenze nei prossimi anni: l’infezione favorirebbe l’accelerazione del decadimento cognitivo non solo a breve termine, ma anche a lungo termine.

COSA FARE?

  • Prevedere interventi di riabilitazione cognitiva, utili per migliorare la velocità di elaborazione e la memoria, in soggetti colpiti da coronavirus.
  • Monitorare nel tempo le funzioni cognitive. Prestando maggiore attenzione in situazioni a rischio: età avanzata e decorso dell’infezione problematico (ricoveri, intubazione, Sindrome da Distress Respiratorio Acuto ..).
  • Intervenire a livello psicologico e, se necessario farmacologico, in eventuali stati depressivi/ansiosi, che potrebbero influire negativamente sulle prestazioni cognitive.
  • Evitare come possibile ulteriori situazioni di isolamento.
  • Contattatemi per maggiori info

    +39  3791509618

    gretameraviglia.psicologa@gmail.com

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