Le strategie di coping

Nel precedente articolo (vedi “La paura: cosa sapere per fronteggiarla al meglio” ) ho introdotto le cosiddette “strategie di coping”, definendole come meccanismi psicologici che permettono all’individuo di fronteggiare il problema e di decidere qual è la soluzione migliore in quel momento. Esse si presentano dopo che il nostro cervello ha fatto una prima valutazione delle circostanze e delle risorse disponibili.

Cosa si intende per coping?

Si può tradurre, dall’inglese, con il termine “far fronte/fronteggiare” e sono gli sforzi e le risposte cognitive-comportamentali che l’individuo mette in atto per gestire le richieste interne/ambientali o delle situazioni particolarmente stressanti/conflittuali. In poche parole possiamo sintetizzare dicendo che sono modalità di risposta allo stress percepito.

le strategie di coping

Le ricerche in questo ambito sono tante e varie, oggi vi presento gli aspetti più salienti, sui quali le ricerche concordano.

Il coping, il cui scopo generale è quello di permettere l’adattamento dell’individuo all’ambiente, ha due funzioni principali:

  • Cambiare la difficile relazione con l’ambiente

    In questo caso si parla di coping focalizzato sul problema: comprende strategie ed azioni il cui scopo è quello di ridurre l’impatto negativo della situazione agendo sul problema stesso e cercando di eliminarlo.

    Esempi: confronto diretto, pianificazione della soluzione, distanziamento/sviamento dal problema, etc.

  • Modificare/regolare il proprio stato emotivo

    In questo caso si parla di coping focalizzato sull’emozione: include strategie ed azioni tese a modificare l’esperienza soggettiva spiacevole e le emozioni negative ad essa legate.

    Esempi: espressione delle emozioni, evitamento dal disagio emotivo, rivalutazione positiva dell’evento stressante, accettazione di eventuali colpe/responsabilità, autocontrollo, ricerca del supporto sociale, rivolgersi alla religione etc.

Esempio

Un lavoratore che ha paura del proprio capo potrebbe decidere di affrontarlo direttamente, portandolo a conoscenza delle sue difficoltà a lavorare in una situazione negativa (coping centrato sul problema), oppure potrebbe ricercare il supporto dei colleghi condividendo con loro le emozioni provate (coping focalizzato sull’emozione).

Ogni persona mette in atto strategie diverse a seconda del tipo di problema, dell’aspetto emotivo suscitato e in base alla proprie caratteristiche di personalità.  Date la molteplicità di variabili in atto in una condizione problematica/stressante è difficile predire quale sia la strategia più adatta, ma allo stesso tempo è fondamentale prendere consapevolezza di come gestiamo le situazioni stressanti, per poter di volta in volta “aggiustare il tiro”.

Bisogna inoltre sottolineare che  nessuna strategia garantisce il successo, il coping può essere (o diventare) disfunzionale e amplificare la portata stressogena dell’evento: ad esempio una strategia, quale l’evitamento del problema o del disagio emotivo da esso suscitato, può risultare funzionale in un primo momento, riducendo lo stress, ma a lungo andare può portare a risultati controproducenti.

Cosa possiamo fare in una situazione di pandemia per evitare di essere sopraffatti dalla paura e gestire lo stress psicologico di questo periodo? Quali strategie di coping mettere in atto?

Dagli studi condotti sembrerebbe che il coping centrato sull’emozione sia il più funzionale in quelle situazioni stressanti in cui le cause non possono essere controllate, proprio come nel nostro caso (es morte, malattie..).

Questa è sicuramente una situazione nuova per tutti, ma per evitare di sentirsi completamente inermi di fronte all’emergenza è bene ricercare e provare a mettere in atto quelle stesse strategie e capacità, che sono state funzionali in passato per gestire le emozioni in situazioni difficili.

Può essere quindi d’aiuto:

  • Parlare delle proprie emozioni, paure, ansie e sentimenti con persone fidate. Ricorda, se ti senti sopraffatto contatta uno psicologo!
  • Raccogliere informazioni da fonti ufficiali (OMS, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità), imparando a riconoscere la fake news. Limita però il tempo dedicato a guardare notiziari che ti turbano: la sovraesposizione alle informazioni genera ansia e allarmismo!
  • Mantenere delle relazioni sociali “indirette”, sfruttando le tecnologie. È importante tener vivi i rapporti con i propri cari e vivere insieme emozioni positive, anche se a distanza!
  • Programmare delle attività gratificanti da fare in casa, ritrovando una routine e uno scopo.
  • Prendersi cura di sé e mantenere uno stile di vita sano.

Nella speranza di avervi dato degli spunti interessanti su cui riflettere, ci diamo appuntamento al prossimo giovedì con un nuovo argomento!

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