L’umorismo
Domenica 3 maggio si festeggia la Giornata mondiale della risata, quale miglior occasione per parlare di umorismo?
Potrà sembrare un po’ strano, ma l’umorismo viene considerato come una strategia di coping adattiva per affrontare stress e situazioni problematiche, nonché un aspetto fondamentale nella promozione della resilienza!
Che cos’è l’umorismo?
L’umorismo può essere erroneamente ricondotto al dire o fare qualcosa di divertente che provochi nell’altro una risata.
In realtà esso va ben oltre questa riduttiva definizione: l’umorismo è infatti in grado di coinvolgere la sfera emotiva, cognitiva e sociale del soggetto.
Possiamo dire che l’umorismo permette di assumere un modo di guardare (e fare guardare) differente, un “modo intelligente, sottile e ingegnoso di vedere, interpretare e presentare la realtà, ponendone in risalto gli aspetti insoliti, bizzarri e divertenti”(Solfaroli e Vella, 2005).
A ciò si associa anche l’aspetto più strettamente fisiologico: il riso e la risata.
Che cosa NON è l’umorismo?
- comicità, in quanto quest’ultima si indentifica come un comportamento spiritoso più “superficiale” e immediato;
- ironia, cioè comunicare qualcosa intendendo l’opposto di ciò che si sta dicendo, seppure anch’essa possa essere strumento di consapevolezza e conoscenza, non sempre suscita divertimento;
- sarcasmo, rappresenta un’evoluzione dell’ironia ma se ne discosta in quanto ha lo scopo di schernire e umiliare qualcosa o qualcuno. Questo fa sì che esso venga considerato come la forma negativa dell’umorismo.
Rapporto tra umorismo e resilienza
Nell’articolo precedente abbiamo visto che la resilienza è un processo che si sviluppa nel tempo e che ci permette di superare le avversità uscendone più forti e con molte risorse.
Delineando la relazione tra umorismo e resilienza si può affermare che l’umorismo è la “capacità di mantenere il sorriso di fronte alle avversità” e si configura, a tutti gli effetti, un fattore di protezione e prevenzione per lo sviluppo e il potenziamento della resilienza stessa.
Essere capaci di ridere di noi stessi o delle situazioni che ci accadono nella vita quotidiana è uno strumento validissimo che facilita il nostro adattamento alle difficoltà che incontriamo (attenzione: non vuol dire ridere delle tragedie!).
Gli studi scientifici hanno ampiamente dimostrato diversi effetti benefici della risata, sia sul corpo che sulla mente.
- Incrementa la secrezione delle endorfine, che fanno sentire vivaci e in forma,
- comporta una diminuzione della secrezione del cortisolo,
- stimola la risposta immunitaria,
- allevia stress e tensione rilassando i muscoli,
- migliora l’umore allontanando le emozioni negative,
- ha conseguenze positive anche in ambito sociale rendendo le relazioni più positive (per citarne solo alcuni).
Allenate la vostra resilienza: mettete in gioco il vostro umorismo, non perdete l’occasione di cogliere il bizzarro della vita e per riderne di gusto. A presto!
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Bell’articolo!
Come si può quindi classificare l’umorismo?
Non è sarcasmo, non è ironia, non è comicità…
Può essere auto-ironia? Può essere la battuta volta a incrementare l’autostima di qualcuna/o?
Grazie mille Giampaolo.
L’umorismo, a mio parere, è una modalità, tra le tante, di vedere la realtà. Per niente scontata, richiede competenze intellettive, cognitive ed emotive (e per tali motivi probabilmente non accessibile a tutti).
Sicuramente l’ironia, e ancor di più l’auto-ironia (forma molto raffinata dell’ironia) si collocano vicino all’umorismo. Non sono un semplice “comportamento spiritoso”, ma possono permettere di accrescere la consapevolezza di sè e delle proprie capacità.
Tuttavia l’ironia si differenzia dallo umorismo poiché mantiene un potente effetto anche in situazioni non umoristiche, come per esempio, nel contesto socratico assume più una valenza conoscitiva piuttosto che di divertimento.
Se ironia, auto-ironia o umorismo possono incrementare l’autostima di qualcuno? Non saprei, sicuramente ridere – anche di noi stessi – ci mette in discussione e ci permette di non vedere i difetti in quanto tali, ma come caratteristiche uniche di ognuno di noi (d’altronde nessuno è perfetto). Come dicevo nell’articolo ci permette di distaccarci dalla ricerca del “perfetto”.
Cosa ne pensa lei? La ringrazio per il commento e per lo spunto interessante.
Greta Meraviglia