Il mild cognitive impairment (MCI): tra invecchiamento normale e demenza
Nel precedente articolo ho introdotto l’argomento di cui principalmente mi occupo: l’invecchiamento, distinguendo tra invecchiamento fisiologico e patologico. Oggi vorrei approfondire ciò che troviamo “in mezzo” a queste due condizioni: il Mild Cognitive Impairment (MCI).
Il Mild Cognitive Impairment (MCI) può essere definito come lo stato di transizione tra le modificazioni fisiologiche delle capacità cognitive legate all’invecchiamento e le iniziali alterazioni di una demenza lieve.
Le ricerche hanno dimostrato che il passaggio da una condizione di piena normalità a quella di demenza conclamata (anche di lieve gravità) si verifica in un periodo di tempo di alcuni anni. In questo periodo il soggetto ha un deficit cognitivo generalmente limitato alla memoria o all’attenzione (ma NON esteso ad entrambi i domini), senza impatto nelle funzioni strumentali e di base della vita quotidiana.
Perché è importante?
E’ di fondamentale importanza diagnosticare e individuare precocemente il MCI.
Purtroppo il MCI sottende un’ampia varietà di quadri cinici pre-demenza. Cosa vuol dire?
Significa che alcuni soggetti con MCI possono progredire in demenza di Alzheimer (AD) o in altre in altre forme di decadimento cognitivo (di cui parleremo in un altro articolo).
Diverse ricerche hanno dimostrato che soggetti MCI con un disturbo di memoria progrediscono a demenza AD in una percentuale di casi tra 10 e 15% per anno. Una significativa quota di soggetti MCI invece (dal 20 al 50%) anche dopo un periodo sufficientemente lungo (oltre 6 anni) resta stabile e non evolve in demenza.
COSA FARE?
Nel momento dell’individuazione, purtroppo, il quadro clinico del MCI non fornisce abbastanza informazioni per poter fare una prognosi, ossia per poter comprendere se la situazione si aggraverà in una demenza oppure no.
- E’ consigliato monitorare nel tempo la situazione con degli approfondimenti neuropsicologici, biologici o neuroradiologici, che possano essere in grado di predire lo sviluppo di una demenza. Rivolgiti al tuo medico di base che ti indirizzerà verso un neurologo, un neuropsicologo o un geriatra.
- Può essere utile, in ogni caso, intervenire con un intervento di stimolazione cognitiva: permetterebbe di rallentare la progressione dei disturbi e mantenere una buona qualità della vita, prolungandone la durata. Dobbiamo sempre ricordare infatti che il cervello può essere paragonato ad un muscolo in quanto ad “efficacia”: più lo alleniamo migliore sarà la resa.
- Un altro aspetto su cui è possibile intervenire è ridurre tutti quei fattori di rischio per la nostra salute. Le ricerche hanno dimostrato che una riduzione del 10 25% di questi fattori potrebbero evitare 3 milioni di casi di demenza di Alzheimer in tutto il mondo!!
FATTORI DI RISCHIO
Fumo
Obesità
Ipertensione
Diabete
Depressione
Inattività fisica
Isolamento sociale
Il modello SOC
Abbiamo compreso quindi che l’invecchiamento, e ancor più un MCI, comporta un maggior investimento di energie cognitive (e fisiche) nello svolgimento delle attività, le quali raramente possono essere portate avanti nello stesso modo in cui venivano svolte precedentemente.
Un consiglio che vi voglio lasciare è quello di imparare delle nuove strategie di gestione delle attività che siano più consone alle vostre capacità, ma che allo stesso tempo vi diano soddisfazione.
Un esempio può essere applicazione del modello SOC nella vita quotidiana: selezione, ottimizzazione e compensazione.
Ad esempio, una persona anziana che ama leggere, ma inizia a riscontrare delle difficoltà, può decidere di scegliere meno libri da leggere e più corti [selezione], concedersi 20 minuti al mattino per leggere, ma senza alcuna distrazione [ottimizzazione]. Per i libri lunghi o che non riesce a finire può usare un audio-libro [compensazione].
Ricordate che l’invecchiamento, anche se patologico, non è una “perdita” continua, ma può essere visto come un modo nuovo di fare le cose: diverso, ma non per questo peggiore.
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